Capitolo 10 Midnight Sun by Stephanie Meyer



Capitolo 10 Teoria

Posso farti un’ultima domanda?” mi supplicò invece di rispondere alla mia.
Ero al limite, impaziente del peggio. E anche, come allettato di prolungare quel momento. Di avere Bella vicino a me, volentieri, per ancora un po’ di secondi. Sospirai al dilemma, e dissi, “Una.”
Beh...,” esitò per un momento, come per decidere a quale richiesta dar voce. “Hai detto di avere intuito che mi ero diretta a sud, anziché entrare in libreria. Mi chiedevo soltanto come avessi fatto.”
Guardai fuori dal parabrezza. Ecco un’altra domanda che non rivelava niente dalla sua parte, e troppo dalla mia.
Pensavo che avessimo abolito gli atteggiamenti evasivi,” disse, il suo tono critico e deluso.
Che ironia. Lei era incessantemente evasiva, senza neanche provarci.
Bene, voleva che fossi diretto. E questa conversazione non stava andando verso nulla di buono, in ogni caso.
D’accordo,” dissi. “Ho seguito il tuo odore.”
Volevo guardarla in faccia, ma avevo paura di quello che avrei visto. Invece, ascoltai il suo respiro che accelerava e quindi si stabilizzava. Dopo un momento parlò ancora, la sua voce era più ferma di quanto mi aspettassi.
Inoltre, non hai ancora risposto ad una delle mie prime domande...” disse.
Guardai in basso verso di lei, aggrottando le sopracciglia. Stava prendendo tempo, anche lei.
Quale?”
Come funziona – la faccenda della lettura del pensiero?” chiese, rinnovando la domanda del ristorante. “Riesci a leggere la mente di chiunque, ovunque? Come fai? Anche i tuoi fratelli...?” Lasciò cadere la frase, arrossendo di nuovo.
Una domanda sola, hai detto,” dissi.
Lei si limitò a fissarmi, aspettando la sua risposta.
E perché non dirglielo? Aveva già intuito molto, ed era un argomento più facile di quello che si prospettava.
No, è una dote soltanto mia. E non riesco a sentire tutti, ovunque. Devo essere piuttosto vicino alle persone che leggo. Ma più familiare è una 'voce', maggiore è la distanza a cui l’avverto. Mai più di qualche chilometro, comunque.” Provavo a pensare a una maniera per descriverlo così che avrebbe capito. Un’analogia a cui anche lei potesse riferirsi. “È un po’ come essere in una grande sala piena di persone che parlano contemporaneamente. Una specie di rumore di fondo, il ronzio confuso delle voci. Finché non mi concentro su una voce sola e la metto a fuoco: allora sento cosa sta pensando. Il più delle volte semplicemente ignoro, escludo tutto: rischia di distrarmi troppo. Così poi è più facile sembrare normale,” feci una smorfia “ed evitare di rispondere per sbaglio ai pensieri delle persone, anziché alle loro parole.”
Secondo te, perché non riesci a sentirmi?” mi domandò.
Di nuovo, le diedi la verità ed un’altra analogia.
Non lo so,” ammisi. “Il mio sospetto è che la tua mente funzioni in modo diverso da tutte le altre. Come se i tuoi pensieri trasmettessero in AM e io ricevessi solo in FM.”
Capii che non sarebbe piaciuta questa analogia. L’anticipazione della sua reazione mi fece sorridere. Non mi deluse.
La mia mente non funziona come dovrebbe?” chiese, la sua voce crebbe con il dispiacere. “Sono una specie di mostro?”
Ah, l’ironia di nuovo.
Io sento voci nella mia testa, e tu temi di essere il mostro?” Risi. Aveva capito tutte le piccole cose, eppure sulla più grossa era tornata indietro. Sempre gli istinti sbagliati...
Bella si stava mordicchiando le labbra, e l’increspatura fra i suoi occhi era profondamente incisa.
Stai tranquilla,” la rassicurai. “È solo una teoria...” E c’era una teoria più importante da discutere. Ero ansioso di farla finita. Ogni secondo che passava stava iniziando a presentarsi come se fosse stato preso in prestito.
Il che ci riporta a te,” dissi, diviso in due, ansioso e riluttante allo stesso tempo.
Lei sospirò, continuando a mordicchiarsi le labbra – mi preoccupavo che si potesse ferire. Mi fissò negli occhi, il suo viso inquieto.
Abbiamo abolito le risposte evasive, no?” chiesi tranquillo.
Abbassò lo sguardo, lottando con qualche dilemma interiore. All’improvviso si irrigidì e i suoi occhi si spalancarono. La paura apparve sul suo viso per la prima volta.
Santo cielo!” boccheggiò.
Andai nel panico. Cosa aveva visto? Come l’avevo spaventata?
Quindi lei urlò, “Rallenta!”
Cosa c’è?” Non capivo da dove venisse il suo terrore.
Stai andando a centosessanta!” gridò. Gettò un’occhiata dal finestrino, e indietreggiò alla vista degli alberi neri che sfrecciavano dietro di noi.
Questa piccola cosa, solo un po’ di velocità, l’aveva fatta urlare di terrore?
Alzai gli occhi al cielo. “Rilassati, Bella.”
Stai cercando di ucciderci?” domandò con la voce alta e tesa.
Non usciremo di strada,”le promisi.
Inspirò profondamente, e quindi parlò in un tono leggermente più calmo. “Perché tutta questa fretta?”
Guido sempre così.”
Incontrai il suo sguardo, divertito dalla sua espressione traumatizzata.
Guarda avanti!” strillò.
Non ho mai fatto incidenti, Bella. Non ho mai preso neanche una multa.” Ridacchiai e mi toccai la fronte. Era anche più comico, l’assurdità di essere in grado di scherzare con lei su qualcosa di così segreto e strano. “Segnalatore radar incorporato.”
Divertente,” disse sarcastica, più impaurita che arrabbiata.
Charlie è un poliziotto, ricordi? Da piccola mi è stato insegnato a rispettare il codice della strada. Inoltre, se ci trasformi in una ciambella di Volvo arrotolata a un albero, l’unico in grado di uscirne senza un graffio sei tu.”
Probabile,” ripetei, e poi risi senza divertimento. Sì, ce la saremmo passata abbastanza diversamente in caso di incidente stradale. Aveva ragione ad aver paura, malgrado le mie abilità di guidatore...
Con un sospiro, lasciai che la macchina si trascinasse muovendosi appena. “Contenta?”
Adocchiò il tachimetro. “Quasi.”
Era ancora troppo veloce per lei? “Odio andare piano,” bofonchiai, ma lasciando che la lancetta scivolasse giù ancora una tacca.
Così è piano?” chiese.
Fine dei commenti sulla mia guida,” dissi impaziente. Quante volte ancora avrebbe raggirato le mie domande? Tre volte? Quattro? Le sue congetture erano così terrificanti?
Dovevo saperlo – immediatamente. “Sto ancora aspettando la tua ultima teoria.”
Si morse ancora le labbra, e la sua espressione divenne agitata, quasi addolorata.
Dominai la mia impazienza e addolcii la mia voce. Non volevo che si angosciasse.
Non riderò, lo prometto,” la rassicurai, desiderando che fosse solo l’imbarazzo che la facesse sentire riluttante a parlare.
In realtà temo piuttosto che ti arrabbierai con me,” sussurrò.
Mi sforzai di mantenere la voce calma. “È una teoria così brutta?”
Abbastanza, sì.”
Guardava in basso, rifiutandosi di incontrare i miei occhi. I secondi passavano.
Prosegui,” la incoraggiai.
La sua voce era tenue. “Non so da dove cominciare.”
Perché non cominci dall’inizio?” Le ricordai le sue parole prima di mangiare. “Hai detto che questa teoria non è tutta farina del tuo sacco.”
No,” convenne, e quindi ancora silenzio.
Pensai alle cose che avrebbero potuto ispirarla. “A cosa ti sei ispirata? Un libro? Un film?”
Avrei dovuto guardare le sue raccolte quando era fuori casa. Non avevo idea se Bram Stoker o Anne Rice fossero nella pila dei suoi libri consumati...
No, “disse ancora. “È stato sabato, alla spiaggia.”
Non me lo aspettavo. Le dicerie locali su di noi non si erano mai disperse in qualcosa di troppo bizzarro – o di troppo preciso. C’era un nuovo pettegolezzo che mi ero perso? Bella sbirciò furtivamente alzando lo sguardo dalle sue mani e vide la sorpresa sul mio volto.
Ho incontrato per caso un vecchio amico di famiglia, Jacob Black,” continuò. “Suo padre e Charlie si frequentano da quando io ero bambina.”
Jacob Black, il nome non mi era famigliare, eppure mi ricordava qualcosa...di tempo fa, parecchio indietro...Fissai fuori dal finestrino, saltando attraverso i ricordi per trovare la connessione.
Suo padre è un anziano dei Quileute,” disse.
Jacob Black. Ephraim Black. Un discendente, senza dubbio.
Era peggio di come pensavo.
Sapeva la verità.
La mia mente volava attraverso le conseguenze di questo mentre la macchina scivolava fra le scure curve della strada, il mio corpo rigido e angosciato, immobile eccetto per la piccola, automatica azione di sterzare la macchina.
Sapeva la verità.
Ma...se aveva appreso la verità sabato...l’aveva saputa per tutta la serata...eppure...
Abbiamo fatto una passeggiata,” continuò. “E lui mi ha raccontato vecchie leggende locali, probabilmente per spaventarmi. Me ne ha raccontata una...”
Si interruppe di colpo, ma non c’era bisogno che avesse rimorsi ora; sapevo cosa stava per dire. Il solo mistero che rimaneva era perché fosse ancora qui con me.
Continua,” dissi.
...che parla di vampiri,” alitò, le parole meno di un sussurro.
In qualche modo, era persino peggio che sapere che lei sapeva, sentirla dire quelle parole ad alta voce. Mi ritrassi a quel suono, e poi cercai di controllarmi.
E hai pensato immediatamente a me?” chiesi.
No. Lui...ha citato la tua famiglia.”
Era ironico che fosse stata la progenie di Ephraim a violare il patto che lui stesso aveva giurato di difendere. Un nipote, o forse un pronipote. Quanti anni fa era stato? Settanta?
Avrei dovuto capire che non sarebbe stato il vecchio uomo che credeva nelle leggende ad essere pericoloso. Naturalmente, la nuova generazione – quella che avrebbe dovuto essere stata avvertita, ma avrebbe deriso le antiche superstizioni – ovviamente era lì dove il pericolo di possibili rivelazioni si sarebbe annidato.
Supposi che questo significava che ero libero di massacrare quella piccola, tribù indifesa sulla costa, cosa alla quale ero parecchio propenso. Ephraim e quel suo branco di protettori erano morti da tempo...
Secondo lui era solo una sciocca superstizione,” disse Bella improvvisamente, la sua voce ansiosa. “Non pensava che ci avrei ricamato sopra.”
Con la coda dell’occhio, la vidi torcersi le mani a disagio.
È stata colpa mia,” disse dopo una breve pausa, poi ciondolò la testa di lato come se fosse umiliata. “L’ho costretto a raccontarmele.”
Perché?” Ora non era così difficile mantenere la mia voce regolare. Il peggio era già passato. Per tutto il tempo durante il quale avremmo parlato dei dettagli della rivelazione, non avremmo dovuto pensare alle sue conseguenze.
Lauren ha fatto il tuo nome – così per provocarmi.” Fece una smorfia al ricordo. Ero leggermente distratto, chiedendomi perché Bella sarebbe stata provocata da qualcuno che parlava di me... “E un ragazzo più grande, della tribù, le ha risposto che la tua famiglia non entra nella riserva, ma il suo tono evidentemente nascondeva qualcosa. Perciò sono rimasta sola con Jacob e gliel’ho estorto con l’inganno.”
Il suo capo si abbassò mentre lo ammetteva, e la sua espressione sembrava...colpevole.
Distolsi lo sguardo da lei e iniziai a ridere. Lei si sentiva colpevole? Cosa poteva aver fatto per meritarsi una condanna di qualsiasi tipo?
Con l’inganno? E come?” chiesi.
Ho fatto la smorfiosa con lui – e ha funzionato meglio di quanto io stessa pensassi,” spiegò lei, e la sua voce si fece incredula alla memoria di quel successo.
Potevo solo immaginare – considerando l’attrazione che sembrava scatenare in tutti i maschi, totalmente inconsapevole di questo – come sarebbe risultata irresistibile quando provava a essere attraente. All’improvviso mi sentii pieno di compassione per quell’ignaro ragazzo sul quale lei aveva scatenato una forza di tale potenza.
Mi sarebbe piaciuto assistere,” dissi, e risi di nuovo con macabro umorismo. Desiderai di aver potuto sentire la reazione del ragazzo, tradito dalla mia devastazione.
E poi mi accusi di fare colpo sulle persone – povero Jacob Black.”
Non ero così arrabbiato con la causa della mia esposizione come mi aspettavo di sentirmi. Non poteva sapere. E come potevo aspettarmi che chiunque negasse a questa ragazza ciò che voleva? No, provavo solo compassione per il danno che doveva aver fatto lei alla pace mentale di lui.
Sentii il suo rossore vergognoso ardere nell’aria fra noi. Le lanciai uno sguardo, stava fissando fuori dal finestrino. Era di nuovo silenziosa.
E allora cosa hai fatto?” la sollecitai. Era tempo di ritornare alla storia dell’orrore.
Una breve ricerca su Internet.”
Molto utile. “E hai trovato conferma ai tuoi dubbi?”
No,” disse. “Non mi quadrava niente. Più che altro si trattava di stupidaggini. E poi – ”
Si interruppe di nuovo, e sentii i suoi denti serrarsi.
Poi cosa?” domandai. Cosa aveva scoperto? Cosa aveva dato senso a questo incubo?
Ci fu una breve pausa, e quindi sussurrò, “Ho deciso che non mi importa.”
Lo shock gelò i miei pensieri per mezzo secondo, e poi tutto mi fu chiaro. Perché stanotte aveva lasciato che le sue amiche se ne andassero piuttosto che scappare con loro. Perché era venuta in macchina con me anziché fuggire, strillando verso la polizia...
Le sue reazioni erano sempre sbagliate, sempre completamente sbagliate. Attirava il pericolo verso di lei. Lo invitava.
Non ti importa?” dissi attraverso i denti, colmo di rabbia. Come potevo pensare di poter proteggere qualcuno di così...così...così determinato a non farsi proteggere?
No,” disse con voce debole, ma inspiegabilmente delicata. “Non mi importa cosa sei.”
Era impossibile.
Non t’importa se sono un mostro? Se non sono umano?”
No.”
Inizia a domandarmi se fosse davvero sana di mente.
Pensai che avrei potuto predisporre per lei le migliori cure a disposizione...Carlisle aveva tutti i contatti per trovarle i medici più esperti, e terapisti con più talento. Forse poteva essere fatto qualcosa per aggiustare qualsiasi cosa non andasse in lei, qualsiasi cosa la facesse sentire felice di stare seduta accanto a un vampiro con il cuore che batteva calmo e fermo. Avrei sorvegliato il procedimento, naturalmente, visitandola per quanto mi fosse stato permesso...
Ti ho fatto arrabbiare,” sospirò. “Non avrei dovuto aprire bocca.”
Come se nascondendo queste sue tendenze allarmanti avesse aiutato qualcuno.
No. Preferisco sapere cosa pensi – anche se ciò che pensi è assurdo.”
Quindi mi sto sbagliando di nuovo?” chiese, un po’ combattiva.
Non intendevo questo!” Serrai ancora i denti. “‘ Non m’importa!’” ripetei aspro.
Lei boccheggiò. “È così allora?”
T’interessa?” ribattei.
Prese un profondo respiro. Furioso, attendevo la sua risposta.
Non proprio,” disse, la sua voce di nuovo composta. “Ma sono curiosa.”
Non proprio. Non le importava davvero. Non le interessava. Sapeva che non ero umano, che ero un mostro, e questo non le interessava.
Mettendo da parte le mie preoccupazioni riguardo la sua sanità mentale, iniziai a sentire che la speranza dentro me cresceva. Cercai di schiacciarla.
Cosa vuoi sapere” le chiesi. Non rimanevano segreti, solo pochi dettagli.
Quanti anni hai?” chiese.
La mia risposta fu automatica e ingranata. “Diciassette.”
E da quanto tempo hai diciassette anni?”
Cercai di non sorridere al suo tono da avvocato. “Da un po’,” ammisi.
D’accordo,” disse, improvvisamente entusiasta. Mi sorrise. Quando le restituii lo sguardo, ancora ansioso per la sua sanità mentale, il suo sorriso si fece più ampio. Feci una smorfia.
Non ridere se te lo chiedo, ma...,” mi avvertì. “Come fai ad uscire di casa quando è giorno?”
Mi misi a ridere malgrado la sua richiesta. Le sue ricerche non le avevano fatto guadagnare nulla di insolito, a quanto pareva. “Leggenda,”le risposi.
Non ti sciogli al sole?”
Leggenda.”
Dormi dentro una bara?”
Leggenda.”
Dormire non faceva parte della mia vita da così tanto tempo, fino a queste ultime notti, mentre avevo guardato Bella sognare...
Io non dormo,” mormorai, rispondendo alla sua domanda con più precisione.
Per un momento rimase in silenzio.
Mai?” chiese.
Mai,” confermai, con un filo di voce.
La guardai negli occhi, spalancati sotto la folta cornice di ciglia, e desiderai poter dormire.
Non per l’oblio, come avevo già fatto prima, non per sfuggire alla monotonia, ma perché volevo sognare.
Forse, se avessi potuto trovarmi in uno stato di incoscienza, se avessi potuto sognare, avrei potuto vivere per qualche ora in un mondo dove io e lei avremmo potuto stare insieme. Lei mi sognava. Io avrei voluto sognarla.
Lei mi restituì lo sguardo, la sua espressione piena di domande. Dovetti distogliere lo sguardo.
Non potevo sognarla. Lei non avrebbe dovuto sognare me.
Non mi hai ancora fatto la domanda più importante,” le dissi, il mio petto muto più freddo e duro che mai. Doveva sforzarsi di capire. Ad un certo punto, avrebbe dovuto capire cosa stesse facendo. Doveva rendersi conto che tutto questo importava, più di ogni altra considerazione. Considerazioni come il fatto che io l’amavo.
Quale sarebbe?” chiese, sorpresa e ignara.
Questo non fece altro che far indurire la mia voce. “Non sei preoccupata della mia dieta?”
Ah...quella.” Parlò con un tono calmo, che non potei interpretare.
Sì, quella. Non sei curiosa di sapere se mi nutro di sangue?”
Indietreggiò lontana alla mia domanda. Finalmente. Stava capendo.
Beh, Jacob mi ha detto qualcosa,”disse.
Cosa ti ha detto?”
Ha detto che voi non...andate a caccia di umani. Ha detto che la tua famiglia non è considerata pericolosa , perché vi cibate solo di animali.”
Ha detto che non siamo pericolosi?” ripetei scettico.
Non esattamente,” chiarì. “Ha detto che non vi ritengono pericolosi. Ma che per non correre rischi, i Quileutes ancora oggi non vi vogliono nel loro territorio.”
Fissavo la strada, i mie pensieri un groviglio disperato, la mia gola dolente per la sete familiare e ardente.
Ha detto la verità?” chiese, tranquilla come se stesse confermando un annuncio riguardante il tempo.
I Quileutes hanno una buona memoria.”
Annuì a se stessa, pensando intensamente.
Non fidarti troppo però,” dissi velocemente. “Fanno bene a mantenere le distanze. Siamo ancora pericolosi.”
Non capisco.”
No, non capiva. Come mostrarglielo?
Ci proviamo,” dichiarai. “Di solito riusciamo molto bene in ciò che facciamo. Ogni tanto compiamo qualche errore. Io, per esempio, non dovrei restare solo con te.”
Il suo odore era ancora forte nell’abitacolo della macchina. Mi stavo gradualmente abituando, potevo almeno ignorarlo, ma non c’era parte del mio corpo che bramasse avvicinasi a lei per le ragioni sbagliate. La mia bocca era inondata di veleno.
Questo è un errore?” chiese, c’era del tormento nella sua voce. Quel suono mi disarmò. Voleva stare con me, a dispetto di ogni cosa, voleva stare con me.
La speranza si gonfiò di nuovo, ma la spinsi indietro.
Un errore molto pericoloso,” le dissi obiettivo, come se la verità potesse veramente fare cessare tutti i problemi.
Per un momento non rispose. Sentii il suo respiro cambiare, sobbalzava in modi strani che non sembravano dovuti alla paura.
Vai avanti,” disse inaspettatamente, la sua voce distorta dall’angoscia.
La esaminai attentamente.
Era nel panico. Come avevo potuto permetterlo?
Cos’altro vuoi sapere?” chiesi, provando a pensare a un modo per evitare di ferirla. Non doveva rimanere ferita. Non potevo permettere che si facesse del male.
Dimmi perché vai a caccia di animali, anziché di essere umani,” disse, ancora addolorata.
Non era ovvio? O forse nemmeno questo le interessava.
Non voglio essere un mostro,” mormorai.
Ma gli animali non ti bastano?”
Mi misi alla ricerca di un altro paragone, a una maniera per farle capire. “Non ho verificato, ovviamente, ma immagino che sia come una dieta a base solo di tofu e latte di soia. Per scherzare ci definiamo “vegetariani”. Gli animali non placano del tutto la fame, o meglio, la sete. Ma riusciamo a mantenerci in forze. Il più delle volte.” La mia voce si abbassò; ero pieno di vergogna per averle permesso di mettersi in un tale pericolo. Un pericolo che continuavo a concedere...
Talvolta è davvero difficile.”
Anche in questo momento?”
Sospirai. Era ovvio che avrebbe chiesto la domanda alla quale non avrei voluto rispondere. “Sì,” ammisi.
Questa volta prevedei la sua reazione fisica correttamente: il suo respiro si mantenne regolare, e il suo cuore pulsava normalmente. Me lo aspettavo, ma non lo capii. Come poteva non essere terrorizzata?
Però adesso non hai fame,” dichiarò, perfettamente sicura di se stessa.
Cosa te lo fa pensare?”
I tuoi occhi,”disse, il suo tono spontaneo. “Ho una teoria, te l’ho detto. Ho notato che le persone – soprattutto gli uomini – diventano indisponenti quando hanno fame.”
Ridacchiai alla sua descrizione: indisponente. Era un attenuante. Ma aveva assolutamente ragione, come suo solito. “Sei una brava osservatrice, eh?” Risi ancora.
Sorrise un poco, e la crepa fra i suoi occhi tornò come se si stesse concentrando su qualcosa.
Lo scorso weekend sei andato a caccia con Emmett?”chiese dopo che la mia risata si fu dissolta. La maniera disinvolta in cui parlava era tanto affascinante quanto frustrante. Poteva accettare davvero così tanto in così poco tempo? Ero più vicino io allo shock di quanto non lo sembrasse lei.
Sì,” le dissi, e poi, mentre stavo per lasciare la risposta così com’era, fui colto dalla stessa urgenza che avevo avvertito nel ristorante: volevo che lei mi conoscesse. “Non avrei voluto andare via,” continuai lentamente, “ma ne avevo bisogno. È più facile starti vicino quando non ho sete.”
Perché non volevi andarci?”
Presi un respiro profondo, e mi girai per incontrare il suo sguardo. Questo tipo di onestà era difficile in un modo differente.
Starti lontano...mi rende...ansioso,” immaginai che quelle parole sarebbero bastate, sebbene non fossero forti abbastanza, “Non scherzavo, quando ti ho chiesto di badare a non cadere nell’oceano o a non farti investire, giovedì. Per tutto il fine settimana sono rimasto in pensiero. E dopo stasera, mi sorprende che tu sia sopravvissuta al weekend senza farti un graffio.” Poi mi ricordai dei graffi sui palmi delle sue mani. “Beh, non proprio,” mi corressi.
Cosa?”
Le tue mani,” le ricordai.
Sospirò e fece una smorfia. “Sono caduta.”
Avevo indovinato. “Lo immaginavo,” dissi, incapace di trattenere un sorriso. “È anche vero che, per i tuoi standard, avrebbe potuto andare peggio, ed è proprio questo che mi ha tormentato, mentre ero lontano da te. Sono stati tre giorni molto lunghi. Ho rischiato di fare saltare i nervi ad Emmett.” Onestamente, non apparteneva del tutto al passato. Probabilmente, stavo tuttora irritando Emmett, e anche tutto il resto della famiglia. Tranne Alice...
Tre giorni?”chiese, la sua voce si fece improvvisamente acuta. “Non siete tornati oggi?”
Non capivo l’asprezza nella sua voce. “No, siamo a casa da domenica.”
Ma allora perché nessuno di voi è venuto a scuola?” domandò. La sua irritazione mi confuse. Non sembrava capire che la sua domanda era una di quelle che si collegavano alla mitologia.
Beh, mi hai chiesto se il sole mi fa male e ti ho risposto di no,” dissi. “Però non posso espormi alla sua luce...perlomeno, non in pubblico.”
Questo la distrasse dalla sua misteriosa irritazione. “Perché?” chiese, piegando la testa di lato.
Dubitavo di poter trovare un esempio appropriato per poterle spiegare. Così le dissi semplicemente, “Un giorni ti farò vedere, te lo prometto.” E dopo mi chiesi se era una promessa che alla fine avrei infranto. L’avrei vista ancora, dopo stanotte? L’amavo abbastanza da essere in grado di sopportare di lasciarla?
Potevi chiamarmi,”disse.
Che conclusione strana. “Ma sapevo che eri sana e salva.”
Io invece non sapevo dove fossi tu. Io...” Si interruppe bruscamente, e si guardò le mani.
Cosa?”
Non mi ha fatto piacere,” disse timidamente, la pelle sulle sue guance bruciava. “non vederti. Anche a me viene l’ansia.”
Sei felice ora? Domandai a me stesso. Beh, ecco il premio per aver sperato.
Ero sconcertato, esaltato, inorridito – per la maggior parte inorridito – per aver realizzato che le mie folli fantasie non erano così lontane dal fare centro. Ecco perché non le importava che io fossi un mostro. Era esattamente la stessa ragione per la quale non mi ero curato a lungo delle regole.
Perché giusto e sbagliato non erano più influenze determinanti. Perché tutte le mie priorità erano cambiate, slittando di un anello verso il basso per fare spazio in cima a questa ragazza.
Bella mi era cara, troppo.
Sapevo che poteva non essere nulla paragonato al modo in cui l’amavo. Ma per lei era abbastanza rischiare la vita per stare qui, seduta al mio fianco. Lo faceva con piacere.
Abbastanza per causarne il suo dolore se io avessi fatto la cosa giusta e l’avessi lasciata.
C’era qualcosa che potevo fare che non l’avrebbe ferita? Proprio nulla?
Avrei dovuto starmene lontano. Non sarei mai dovuto tornare a Forks. Non le avrei causato nient'altro che dolore.
Questo mi avrebbe fermato dal restare accanto a lei adesso? Dal peggiorare la situazione?
Il modo in cui mi sentivo ora, avvertendo il suo calore sulla mia pelle...
No. Niente mi avrebbe fermato.
Ah,” gemetti. “Così non va.”
Cos’ho detto?” chiese, rapida nell’accusare se stessa.
Non capisci, Bella? Che io renda infelice me stesso è una cosa, ma che tu sia coinvolta è una altro paio di maniche. Non voglio più sentirti dire che provi cose del genere.”
Era la verità, era una bugia. La parte più egoista di me stava volteggiando nella consapevolezza che lei mi voleva come io volevo lei. “È sbagliato. È rischioso. Bella io sono pericoloso – ti prego renditene conto.”
No.” Le sue labbra si imbronciarono arrabbiate.
Dico sul serio.” Mi stavo scontrando con me stesso così intensamente – mezzo disperato perché volevo che accettasse, mezzo disperato di impedire agli avvertimenti di farla scappare da me – che le parole mi uscirono dai denti in un ringhio.
Anch’io,” insistette lei. “Te l’ho detto, non mi importa che cosa sei. È troppo tardi.”
Troppo tardi? Il mondo divenne lugubremente bianco e nero per un interminabile secondo mentre nella mia memoria guardavo le ombre trascinarsi sul prato soleggiato verso la figura dormiente di Bella. Inevitabile, inarrestabile. Esse rubavano i colori dalla sua pelle, immergendola nell’oscurità.
Troppo tardi? La visione di Alice mi turbinò in testa, gli occhi rosso cremisi di Bella mi fissarono di rimando impassibili. Inespressivi, ma non c’era possibilità che lei non potesse odiarmi in quel futuro. Odiarmi per averle rubato ogni cosa. Per averle rubato la vita e l’anima.
Non poteva essere troppo tardi.
Non dirlo mai,”sibilai.
Guardò fuori dal finestrino, i suoi denti a mordere di nuovo le labbra. Teneva le mani in grembo strette in rigidi pugni. Il suo respiro tremolante e spezzato.
A cosa pensi?” Dovevo saperlo.
Scosse il capo senza guardarmi. Vidi qualcosa brillare, come un cristallo, sulla sua guancia.
Angoscia. “Piangi?” L’avevo fatta piangere. L’avevo ferita fino a quel punto.
Si strofinò via le lacrime con il dorso della mano.
No.” Mentì, con la voce rotta.
Alcuni istinti sepolti dentro me da tempo mi suggerirono di allungarmi verso lei – in quel secondo mi sentii più umano che mai. E poi mi ricordai...che non lo ero. E abbassai le mani.
Scusa,” dissi, con la mascella serrata. Come avrei mai potuto dirle quanto mi dispiaceva? Mi dispiaceva per tutti gli stupidi sbagli che avevo commesso. Mi dispiaceva per il mio illimitato egoismo. Mi dispiaceva perché era stata così sfortunata da ispirarmi questo primo, tragico amore. Mi dispiaceva anche per quelle cose che andavano al di là del mio controllo, che ero quel mostro scelto dal fato destinato a far terminare la sua vita, tanto per cominciare.
Respirai profondamente – ignorando la mia spiacevole reazione alla fragranza nell’auto – e cercai di riprendere il controllo di me stesso.
Volevo cambiare discorso, pensare a qualcos’altro. Per mia fortuna, la mia curiosità per la ragazza era insaziabile. Avevo sempre una domanda pronta.
Dimmi una cosa,” dissi.
Parla.” Disse con la voce rauca, le lacrime ancora parte di essa.
Cosa stavi pensando stasera, poco prima che arrivassi io? Non riuscivo a leggere la tua espressione. Non sembravi impaurita, pareva che ti sforzassi di concentrarti su qualche cosa.” Richiamai alla mente il suo viso – sforzandomi di dimenticare da quali occhi la stessi osservando – un espressione di determinazione in esso.
Cercavo di ricordare come si mette fuori combattimento un assalitore,” disse con voce più composta. “Insomma, l’autodifesa. Stavo per spappolargli il naso conficcandoglielo nel cervello.” La sua compostezza non durò fino alla fine della spiegazione. La sua voce di distorse fino a che ribollì d’odio. Questa non era un’esagerazione, adesso la sua furia da gattino non era divertente.
Potevo vedere la sua fragile figura – semplice seta su vetro – eclissata dal carnoso, uomo-mostro dai pugni pesanti che le avrebbe fatto del male. La furia si agitò nella mia testa.
Li avresti affrontati?” Avrei voluto lamentarmi. I suoi istinti l’avrebbero condotta alla morte. “Non pensavi di scappare?”
Quando corro inciampo a tutto spiano,” disse con aria imbarazzata.
Chiedere aiuto con un urlo?”
Ci stavo arrivando.”
Scossi la testa incredulo. Come era riuscita a rimanere in vita prima di arrivare a Forks?
Hai ragione,” le dissi con un tono acido. “Cercare di tenerti in vita vuole dire davvero lottare contro il destino.”
Sospirò e guardò fuori. Poi si rivolse di nuovo verso di me.
Ci vediamo domani?” chiese all’improvviso.
Già che mi trovavo sulla via per l’inferno, tanto vale godermi il viaggio.
Sì – anche io devo consegnare un saggio.” Le sorrisi, e mi sentii bene nel farlo. “Ti tengo il posto, a pranzo.”
Il suo cuore vibrò; mentre il mio, morto, si scaldò.
Fermai la macchina davanti a casa di suo padre. Non fece alcun accenno ad andarsene.
Prometti che domani ci sarai?” insistette.
Lo prometto.”
Come poteva darmi tanta felicità fare la cosa sbagliata? Sicuramente c’era qualcosa di difettoso.
Annuì a se stessa, soddisfatta, e iniziò a togliersi il mio giaccone.
Puoi tenerlo,” le assicurai svelto. Se possibile, volevo lasciarle qualcosa di mio. Un simbolo, come il tappo di bottiglia che avevo in tasca in quel momento...”O domani non avrai niente da mettere.”
Lo allungò verso di me, sorridendo con rassegnazione. “Non mi va di dare spiegazioni a Charlie,” mi spiegò.
Non l’avevo immaginato. Le sorrisi. “D’accordo.”
Mise la mano sulla maniglia della portiera, e si fermò. Restia ad andarsene, come io lo ero a farla andare.
Di saperla senza protezione, anche se per poco...
Peter e Charlotte erano già ora sulla loro via, lontano da Seattle, senza dubbio.
Ma ce ne erano sempre altri. Il mondo non era un posto sicuro per qualsiasi umano, e per lei sembrava essere più pericoloso che per il resto.
Bella?” chiesi, sorprendendomi del piacere che provavo semplicemente pronunciando il suo nome.
Sì?”
Mi prometti una cosa?”
Sì,” accettò facilmente, ma poi i suoi occhi si tesero come se stesse pensando ad una ragione per obbiettare.
Non andare nel bosco da sola,” la avvertii, chiedendomi se questa richiesta avrebbe causato l’opposizione nel suo sguardo.
Sbatté le palpebre, perplessa. “Perché?”
Fissai cupo l’inaffidabile oscurità. La mancanza di luce non era un problema per i miei occhi, ma non avrebbe dato problemi nemmeno ad un altro cacciatore. Rendeva ciechi solo gli umani.
Diciamo che non sono sempre io, la cosa più pericolosa in circolazione,” le dissi.
Rabbrividì, ma si riprese svelta e stava addirittura sorridendo quando parlò.
Come vuoi.”
Il suo respiro accarezzò il mio viso, dolce e profumato.
Avrei potuto stare lì tutta la notte in quel modo, ma lei aveva bisogno di riposo. I due desideri che lottavano continuamente dentro me sembravano possedere eguali forze: volendola contro volendola salva.
Sospirai di fronte all’impossibile. “Ci vediamo domani,” le dissi, sapendo che in realtà l’avrei rivista molto prima. Lei non avrebbe rivisto me prima di domani, comunque.
A domani, allora,” convenne mentre apriva la portiera.
Di nuovo l’ansia, vedendola andarsene.
Mi sporsi verso di lei, volendola trattenere. “Bella?”
Si girò, e gelò, sorpresa che le nostre facce fossero così vicine l’un all’altra.
Io stesso ero confuso dalla sua vicinanza. Il calore scivolava via da lei ad onde, carezzandomi il volto. Potevo sentire la morbidezza della sua pelle...
Il suo battito cardiaco balbettò, e le sue labbra si socchiusero.
Sogni d’oro,” le sussurrai, e mi allontanai prima che le urgenze del mio corpo – tanto la familiare sete quanto la nuova e strana brama che inaspettatamente provavo – potessero farmi fare qualcosa che l’avrebbe ferita.
Rimase seduta impassibile per un momento, i suoi occhi spalancati e inebetiti. Abbagliata, intuii.
Come me.
Riprese il controllo, anche se aveva ancora un’espressione un po’ confusa, e scese dall’auto con una mezza caduta, inciampando nei suoi piedi e aggrappandosi alla carrozzeria della macchina per rimanere in equilibrio.
Ridacchiai, sperando che fosse troppo piano perché lei potesse sentire.
La guardai incespicare fino al cono di luce che circondava la porta frontale. Salva per il momento. E sarei tornato presto per accertarmene.
Potevo sentire il suo sguardo seguirmi mentre mi allontanavo sulla strada buia. Una cosa parecchio diversa da quella alla cui ero abituato. Di solito, potevo semplicemente vedere e seguire me stesso attraverso gli occhi di qualcuno. Era stranamente eccitante, questa tangibile sensazione di essere osservato. Sapevo che mi sentivo così solo perché erano i suoi occhi.
Milioni di pensieri si rincorsero l’un l’altro nella mia testa mentre guidavo senza meta nella notte.
Mi aggirai per le strade a lungo, senza andare da nessuna parte, pensando a Bella e all’incredibile concessione di averle svelato la verità. Poco tempo prima tremavo all’idea che scoprisse cos’ero. Sapeva. Non le importava. Sebbene fosse evidentemente una cosa negativa per lei, era incredibilmente liberatoria per me.
Più che altro, pensai all’amore che lei contraccambiava per me. Non avrebbe potuto amarmi nel modo in cui l’amavo io – di un amore irresistibile, sfrenato e devastante che probabilmente avrebbe schiacciato il suo fragile corpo. Ma si sentiva abbastanza forte. Abbastanza da domare la paura che d’istinto avrebbe dovuto provare. Abbastanza da voler stare con me. E stare con lei era la più grande felicità che avessi mai conosciuto.
Per un po’ – mentre ero solo e senza ferire nessun altro tanto per cambiare – mi permisi di provare quella gioia senza soffermarmi sulla tragedia. Provando semplicemente felicità perché mi voleva bene. Esultando semplicemente nel trionfo di avere vinto e di essermi guadagnato il suo affetto. Immaginando semplicemente di sedermi accanto a lei giorno dopo giorno, ascoltando la sua voce e aggiudicandomi i suoi sorrisi.
Rievocai alla mente quel sorriso, osservandone le labbra piene sollevate agli angoli, la traccia di una fossetta sul mento a punta, il modo in cui i suoi occhi si illuminavano e ardevano...
Le sue dita mi erano sembrate così calde e soffici stanotte, sulle mie mani. Immaginai come sarebbe stato toccare la delicata pelle che la avvolgeva sopra le guance – levigata, calda...così fragile.
Come ghiaccio rivestito di seta...spaventosamente friabile.
Non fui in grado di vedere dove mi stavano conducendo i miei pensieri fino a che non fu troppo tardi. Appena mi soffermai su quella devastante vulnerabilità, nuove immagini del suo volto si intromisero nelle mie fantasie.
Persa nelle ombre, orribilmente pallida, la sua mascella già tesa e determinata, i suoi occhi duri, pieni di concentrazione, il suo corpo slanciato in posizione per attaccare le enormi figure che si ammassavano attorno a lei, incubi nell’oscurità...
Ah,” gemetti mentre il fremente odio che avevo ancora dentro me, momentaneamente dimenticato per la gioia che provavo ad amarla, esplose di nuovo in una rabbia infernale.
Ero solo. Bella era, speravo, al salvo a casa sua; per un momento fui violentemente felice che Charlie Swan – capo del rispetto della legge locale, addestrato ed armato – fosse suo padre. Questo doveva pur significare qualcosa, prevedere una protezione per lei.
Era al sicuro. Non mi ci sarebbe voluto molto per vendicare questa villania...
No. Lei si meritava di meglio. Non potevo permetterle di avere cura di un assassino.
Ma...gli altri?
Bella era salva, certo. Angela e Jessica erano anch’esse sicuramente al sicuro nei loro letti.
Ma c’era un mostro libero per le strade di Port Angeles. Un mostro umano, questo lo faceva un problema del quale avrebbero dovuto occuparsi gli umani? Commettere l’omicidio che io desideravo di commettere era sbagliato. Lo sapevo. Ma nemmeno lasciarlo libero di attaccare ancora poteva essere la cosa giusta da fare.
La hostess bionda del ristorante. La cameriera che non avevo neanche degnato.
Entrambe, seppure in maniera insignificante, mi avevano irritato, ma questo non significava che meritassero di essere in pericolo.
Ciascuna di loro avrebbe potuto trovarsi nella situazione di Bella.
Questa constatazione mi decise.
Girai la macchina verso nord, accelerando ora che avevo uno scopo. Ogni volta che avevo un problema che andasse oltre quello che potessi fare personalmente – qualcosa di tangibile come in questo caso – sapevo dove sarei potuto andare a chiedere aiuto.
Alice era seduta in veranda, e mi stava aspettando. Mi fermai davanti a casa anziché andare in garage.
Carlisle è nello studio,” mi disse Alice prima che potessi domandarglielo.
Grazie,” dissi, scompigliandole i capelli mentre le passavo oltre.
Grazie per avere risposto alla mia chiamata, pensò sarcastica.
Oh.” Mi fermai alla porta, estraendo il mio telefono e aprendolo con uno scatto. “Scusa. Non ho nemmeno controllato chi fosse. Ero...occupato.”
Certo, lo so. Anche a me dispiace. Quando ho visto cosa stava per accadere, tu eri già sulla tua strada.”
Ci è mancato poco,” mormorai.
Mi dispiace, ripeté, vergognandosi di se stessa.
Era facile essere magnanimi, sapendo che Bella stava bene. “Non essere dispiaciuta. So che non puoi cogliere ogni cosa. Nessuno si aspetta che tu sia onnisciente, Alice.”
Grazie.”
Quasi ti ho chiesto di venire fuori a cena stanotte, te ne sei accorta prima che cambiassi idea?”
Le sue labbra si allargarono in un ampio sorriso. “No, mi sono persa anche questo. Avrei voluto saperlo. Sarei venuta.”
Su cosa ti stavi concentrando, per lasciarti scappare così tanto?”
Jasper sta pensando al nostro anniversario. Rise. Sta provando a non fare decisioni sul mio regalo, ma penso che avrò un’ idea piuttosto carina...
Che spudorata.”
Già.”
Increspò le labbra, e alzò lo sguardo per fissarmi, un accenno di accusa nella sua espressione. Ho prestato più attenzione dopo. Hai intenzione di dire agli altri che sa la verità?
Sospirai. “Sì. Più tardi.”
Non dirò nulla. Fammi un favore e dillo a Rosalie quando non sono nei paraggi, okay?
Sussultai. “Certo.”
Bella l’ha presa abbastanza bene.
Troppo bene.”
Alice mi sorrise. Non sottovalutare Bella.
Provai a bloccare l’immagine che non avrei mai voluto vedere, Bella e Alice, migliori amiche.
Sospirai pesantemente, ora mi sentivo impaziente. Volevo passare alla seconda parte della serata; farla finita al più presto. Ma ero un po’ preoccupato all’idea di lasciare Forks...
Alice...”iniziai. Vide cosa stavo progettando di chiederle.
Stanotte starà bene. Sto controllando meglio adesso. Ha bisogno di una sorta di supervisione ventiquattr’ore su ventiquattro, vero?
Almeno.”
Ad ogni modo, sarai con lei abbastanza presto.”
Presi un respiro profondo. Le parole avevano un significato stupendo per me.
Vai avanti, fai quello che devi così che tu possa stare dove desideri,”mi disse.
Annuii, e mi affrettai a raggiungere la stanza di Carlisle.
Mi stava aspettando, con gli occhi sulla porta piuttosto che sullo spesso libro che giaceva sulla sua scrivania.
Ho sentito Alice dirti dove avresti potuto trovarmi,”disse, e mi sorrise.
Era un sollievo stare con lui, vedere la comprensione e la profonda intelligenza nei suoi occhi.
Carlisle avrebbe saputo cosa fare.
Ho bisogno di aiuto.”
Qualsiasi cosa, Edward,”mi promise.
Alice ti ha detto cosa è successo a Bella stanotte?”
Quasi successo, mi corresse.
Sì, quasi. Ho un dilemma, Carlisle. Vedi, io voglio...davvero tanto...ucciderlo.” Le parole iniziarono a volare veloci e appassionate. “Davvero tanto. Ma so che sarebbe sbagliato, perché sarebbe vendetta, non giustizia. Tutta collera, senza imparzialità. Nondimeno, non può essere giusto lasciare un assassino e un violentatore seriale a piede libero per Port Angeles! Non conosco nessun umano là, ma non posso lasciare che qualcun altro prenda il posto di Bella come sua vittima. Quelle altre donne, qualcuno potrebbe provare per loro quello che io provo per Bella. Potrebbe soffrire quello che avrei sofferto io se le fosse successo qualcosa. Non è giusto...”
Il suo ampio ed imprevisto sorriso fermò il gelido assalto delle mie parole.
Lei va davvero bene per te, vero? Così tanta compassione, così tanto controllo. Sono impressionato.
Non sono in cerca di complimenti, Carlisle.”
Certo che no. Ma non posso fare a meno di pensare, no?” Sorrise di nuovo.
Me ne occuperò io. Puoi stare tranquillo. Nessun altro si farà male al posto di Bella.”
Vidi il piano che aveva in mente. Non era esattamente quello che avrei desiderato fare, non soddisfava la mia voglia smodata di violenza, ma sapevo che era la cosa giusta da fare.
Ti mostrerò dove puoi trovarlo,” dissi.
Andiamo.”
Sulla strada afferrò la sua bora nera. Avrei preferito un sedativo più aggressivo – qualcosa come un cranio rotto – ma avrei permesso a Carlisle di fare a modo suo.
Prendemmo la mia macchina. Alice era ancora seduta sui gradini. Ci sorrise e ci fece un cenno mentre ci allontanavamo. Vidi che aveva guardato verso di me; non avremmo incontrato difficoltà.
Il viaggio sulla strada buia e vuota fu breve. Lasciai i fari dell’auto spenti, in modo da non attirare l’attenzione. Il pensiero di come avrebbe potuto reagire Bella a questa velocità mi fece sorridere. Stavo già guidando più piano del solito – per prolungare il mio tempo con lei – quando lei aveva obbiettato.
Anche Carlisle stava pensando a Bella.
Non mi sarei mai aspettato che sarebbe stata così adatta per lui. È stato inaspettato. Forse, in qualche modo questo ha un significato. Forse serve a uno scopo più alto. Solo...
Ritrasse Bella con la pelle candida, fredda come la neve, gli occhi rosso sangue, e poi rifuggì da quell’immagine.
Sì. Solo. Infatti. Perché come poteva esserci del positivo nel distruggere qualcosa di così puro e bello?
Fissai cupo la notte, tutte le gioie provate quella sera distrutte da quell’unico pensiero.
Edward merita di essere felice. Gli spetta di diritto. La ferocia nei pensieri di Carlisle mi sorprese. Ci deve essere un modo.
Speravo di poterci credere, l’uno o l’altro. Ma non c’era uno scopo più alto per quello che stava accadendo a Bella. Solo una cattiva arpia, un destino brutale e terribile che non poteva sopportare che Bella avesse la vita che si meritava.
Non mi soffermai a Port Angeles. Portai Carlisle nella bettola dove la creatura chiamata Lonnie stava annegando la sua delusione con i suoi amici, due dei quali erano già svenuti. Carlisle poté vedere come fu duro per me stare così vicino, sentire i pensieri di quel mostro e vedere i suoi ricordi, ricordi di Bella amalgamati a quelli di altre ragazze meno fortunate che nessuno avrebbe più potuto salvare ora.
Respiravo velocemente, in modo anormale. Mi aggrappai ferocemente allo sterzo.
Vai, Edward, mi disse gentilmente. Farò in modo che tutte le altre siano al sicuro. Torna da Bella.
Colpì nel segno. Il suo nome ora era la sola distrazione che poteva significare qualcosa.
Lo lasciai in macchina, e mi diressi a Forks attraversando di corda la foresta dormiente. Impiegai meno tempo che viaggiando in macchina. Fu solo pochi minuti dopo che scalai il fianco di casa sua e scivolai dentro la sua finestra.
Silenziosamente, sospirai di sollievo. Ogni cosa era dove avrebbe dovuto essere. Bella era al sicuro nel suo letto, sognante, i suoi capelli umidi annodati come alghe sul guanciale.
Ma, diversamente dalla maggior parte delle notti, era appallottolata con le coperte tirate fino alle spalle. Per il freddo, immaginai. Prima che potessi sedermi nella solita sedia a dondolo, rabbrividì nel sonno, e le sue labbra tremarono.
Per un breve istante rimasi a pensare, poi uscii silenziosamente nell’ingresso, in esplorazione delle altri parti della sua casa, per la prima volta.
Il russare di Charlie risuonava sonoro e regolare. Potevo quasi afferrare i margini del suo sogno.
Qualcosa che c’entrava la corsa dell’acqua e attese pazienti...la pesca, forse?
Là, sulla cima delle scale, c’era un armadio dall’aria promettente. Lo aprii speranzoso, e trovai quello che stavo cerando. Scelsi la coperta più pesante dal piccolo armadio di biancheria, e la portai nella sua stanza. L’avrei rimessa a posto prima che si svegliasse, e nessuno sarebbe stato più saggio.
Trattenendo il respiro, distesi la coperta sopra di lei; non reagì all’aggiunta di peso. Tornai alla sedia a dondolo.
Mentre aspettavo ansioso che si riscaldasse, pensai a Carlisle, chiedendomi dove fosse adesso. Sapevo che sarebbe filato tutto liscio, Alice lo aveva visto.
Pensare a mio padre mi fece sospirare, Carlisle mi dava troppo fiducia. Speravo di essere la persona che lui pensava che fossi. Quella persona, che meritava di essere felice, che poteva sperare di essere degna di questa ragazza che dormiva. Le cose sarebbero state diverse se fossi stato quell’Edward.
Mentre riflettevo su questo, un immagine strana e non richiesta mi riempì la mente.
Per un momento, la strega che avevo immaginato vestisse i panni del destino, quella che era in cerca di un modo per distruggere Bella, fu sostituita dal più sciocco e imprudente degli angeli. Un angelo guardiano, la versione che Carlisle poteva avere avuto di me. Con un sorriso incurante sulle labbra, e i suoi occhi dipinti del colore del cielo e pieni di corruzione, l’angelo creava Bella in modo tale che in alcun modo io avrei potuto disinteressarmene.
Una fragranza talmente potente da esigere la mia attenzione, un mente silenziosa per infiammare la mia curiosità, una bellezza modesta per imprigionarmi gli occhi, un’anima altruista per guadagnarsi il mio stupore. Omettendo il naturale senso di auto-conservazione – così che Bella potesse sopportare di rimanere accanto a me – e, per finire, aggiungendo una ampia dose di terribile sfortuna.
Con un’incurante risata, l’irresponsabile angelo spingeva la sua fragile creazione direttamente nel mio cammino, confidando allegramente nella mia viziata moralità di mantenere viva Bella.
In questa visione, non ero la sua condanna; lei era la mia ricompensa.
Scossi la testa alla fantasia di quell’angelo spensierato. Non era molto meglio della megera. Non potevo pensare bene di un angelo che si comportava in un modo così pericoloso e stupido. Almeno, avrei potuto combattere contro il suo orribile destino.
E io non avevo angeli. Erano riservati ai buoni – alle persone come Bella. Ma dov’era stato il suo angelo fino ad ora? Chi stava vegliando su di lei?
Risi silenziosamente, sorpreso, mentre realizzavo che, proprio adesso, stavo ricoprendo io quel ruolo.
Un angelo vampiro, c’era uno strappo alla regola.
Dopo una mezz’ora circa, Bella allentò la tensione dalla posizione in cui si era addormentata. Il suo respiro divenne più profondo e iniziò a mormorare nel sonno. Sorrisi, soddisfatto. Era una piccola cosa, ma almeno stanotte avrebbe dormito più comoda perché io ero lì.
Edward,” sospirò, sorridendo.
Per il momento misi da parte la tragedia, e mi permisi di essere di nuovo felice.






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